RICORDANDO IL CARO AMICO PIERANGELO

 

Pierangelo amava intensamente tutto quello che faceva, a partire dal suo lavoro.

Da più di un trentennio viveva circondato dai suoi fiori: erano una delle gioie della sua vita.

Ogni sua singola giornata era costruita attorno a loro e al suo splendido giardino botanico, erano i suoi sogni, i suoi figli.

Il suo orologio erano le stagioni; in estate c'erano da innaffiare le piante dopo il tramonto e quindi non si poteva stare fuori fino a tardi e in autunno c'era la vendemmia che si trasformava sempre in una grande festa per tutti; difficilmente mi dimenticherò delle casse colme d'uva, delle risate, del suo sguardo soddisfatto, difficilmente alla gioia darò un altro volto.

Poi arrivava l'inverno, e con l'inverno il Natale... intere giornate dedicate a preparare ghirlande, composizioni e centrotavola, ogni anno diversi (non amava ripetersi, quello che più odiava era la monotonia), ogni anno più belli. La loro qualità principale superava la bellezza, la loro dote più bella era l'allegria e il calore, il senso di festa che sapevano portare, con la loro presenza,  nelle case di tutti noi suoi amici.

E' bello e commovente ricordare il tavolo della sua serra traboccante di queste perfette composizioni colorate, vestite di fiocchi rossi e d'oro, di candele tonde e lunghe, di nastri luccicanti     e piccole bacche laccate... restavamo tutti a bocca aperta, come bambini davanti alla prima neve.

E ognuna, ancor prima di essere creata, quando era ancora solo un'idea, aveva già un proprietario così, se ti capitava di dire: “Che bella questa Pier..” lui subito ti interrompeva dicendoti: “No, no, questa è di Giovanna...” … “Anche questa però...” … “No, no, questa è di Elisa e questa di... ” e così per tutte finchè arrivava all'ultima e diceva: “Ecco, questa è al tua, hai visto? Ho messo il giacinto così a Natale fiorisce e ti profuma la casa...”.

Mi mancherà il profumo del giacinto a Natale...

E dopo l'inverno arrivava la primavera, con i suoi colori, con le foglie verdi e brillanti, i tramonti profumati e fiori che in una notte riempivano i prati. Credo fosse proprio questa la sua stagione preferita.

A volte lo trovavo mentre assorto guardava una fogliolina appena spuntata, la toccava, si avvicinava, si spostava e la riguardava ed era talmente preso da questa sua danza che si accorgeva solo dopo qualche istante che ero arrivato e allora si fermava, si girava e con lo sguardo serio e sognante allo stesso tempo mi diceva: “Hai visto? È bellissima, è perfetta”.

Ricordarlo così mi riempie gli occhi di lacrime, lui, un omone grande e grosso che  si sapeva commuovere davanti a un fiore... mi mancherà anche questo...

Pierangelo era semplicemente così, non ci sono parole capaci di descriverlo; sapeva essere allegro e gioioso, aveva una parola scherzosa per tutti ma allo stesso tempo era anche un po' “burbero” con chi “non gli  andava a genio”;  sapeva intrattenere i suoi amici con storie divertenti e ricordi passati parlando senza interrompersi per ore e ore ma sapeva anche capire quando chi aveva davanti aveva bisogno di essere ascoltato e allora non diceva niente, sorrideva e ascoltava, semplicemente. Sapeva ridere e sapeva piangere.

Era un punto fermo per tutti noi, era il cardine che ci teneva uniti.

La domenica mattina, dopo la messa, era d'obbligo trovarci da lui, era un rito.

Ci riunivamo tutti all'ingresso del giardino, vicino al cancello di legno e, immancabilmente, tutte le domeniche si arrivava a casa tardi.. si sa, una chiacchiera tira l'altra.. E tutte le domeniche, quando finalmente ci decidavamo ad andare, lui chiudeva il cancello e ridendo diceva: “va a cà, che la tua dona la te vusa adrè” .

E poi c'erano le domeniche pomeriggio passate alla casetta alpina, in primavera sotto il gelso a guardare il panorama e a immaginare l'estate, d'estate a raccogliere le ciliegie e ricordare estati passate...

D'inverno il punto d'incontro diventava la casa con il grande camino che ci ha conosciuti tutti, sin da piccoli; il camino scoppiettante di ricordi e di storie di vita raccontate e vissute... quel camino con noi tutti intorno concentrati a mettere la legna sul fuoco e lui che immancabilmente ci sgridava scuotendo la testa e sbuffando perchè no, non si fa così a mettere la legna sul fuoco... perchè noi che non eravamo “gricoli” come lui (amava definirsi così) non sapevamo ravvivare il fuoco, combinavamo solo danni. E ci dava anche i voti, io, in anni di tentativi, non sono mai riuscito a prendere più di 6... imparerò...

D'ora in avanti, tutte le volte che vedrò un caminetto, sorriderò con tristezza immaginandomi Pierangelo, lì davanti, che sbuffa   e si lamenta perchè ho fatto spegnere il fuoco.

Questo sarà un inverno triste ma passerà e pian piano, in punta di piedi, arriverà la primavera e sono sicuro che ogni nuova gemma, ogni nuovo fiore, ogni nuovo filo d'erba mi ricorderà di lui... e sarà così per tutte le primavere.

Ciao Pier...

Ul tò amis  Adelio

 

 

 

 

Pier in Val di Rhemes - Luglio 2010

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